Il commento è impietoso. Stoner va giù pesante contro la MotoGP. Ecco cosa lo ha spinto a dire tanto.
Alle sue spalle ha 176 GP disputati e due titoli iridati vinti. Dall’alto di numeri che parlano da soli Casey Stoner ha detto la sua sulla direzione presa ultimamente dalla MotoGP e lo ha fatto senza mezzi termini e senza risparmiare critiche. Ritiratosi dalle corse a fine 2012 da allora lo abbiamo sentito spesso commentare l’operato degli ex colleghi e dell’organizzatore Dorna.

Come noto agli appassionati, le ultime stagioni hanno visto i prototipi riempirsi di alette e profili aerodinamici per migliorare le prestazioni sulla scia di ciò a cui si è assistito per diverso tempo in F1. E’ innegabile che le moto di oggi siano molto diverse e più sofisticate di quelle dell’epoca dell’australiano, il quale, davanti all’ennesima novità tecnica non ha taciuto il proprio disappunto per una ragione in particolare.
Stoner non perdona la MotoGP, il pilota ormai non conta più niente
In occasione del GP dell’Austria i protagonisti della classe regina del Motomondiale hanno trovato uno strumento in più ad equipaggiare i rispettivi bolidi. Parliamo del sistema di controllo della stabilità introdotto da Magneti Marelli quale aggiornamento della sua centralina elettronica unica. Il motivo è da ritrovarsi nell’esigenza di ridurre i rischi di highside.
Ancora prima di averla provata nel contesto di un weekend di gara, i piloti hanno espresso coralmente il proprio scetticismo per un dispositivo che dà poco e toglie molto a partire dalla possibilità per chi guida di gestire la derapata e l’eventuale slittamento delle ruote. Intervistato sull’argomento Stoner non ha risparmiato critiche lanciando una frecciata ai vertici dello sport.
“Stiamo finendo per trasformare gli ingegneri in campioni ed entrando in un’era in cui si replicano gli errori compiuti nel Circus”, il suo attacco ripreso da Autosport. “La MotoGP ha perso interesse perché le moto sono diventate facili da guidare. Ora basta frenare forte ed entrare in curva e l’abilità del singolo non conta più“, ha proseguito nello sfogo.

Per il 39enne questa introduzione non porta a nulla di buono nemmeno sul fronte della sicurezza: “Di certo non l’aumenta. Non dovendo più, chi è in sella, controllare il posteriore, andrà a spingere sempre più forte sull’anteriore e come si è potuto notare, quando si cade dopo aver perso il davanti c’è un rischio considerevole che la moto torni in pista con esiti tragici. A ciò va sommato che le velocità saliranno e i margini di errore diventeranno minimi”.