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Nuovo caos in Italia, tutta colpa di questi Autovelox: cittadini infuriati

Autovelox a rischio stop da ottobre: obblighi, ritardi e burocrazia accendono il malumore, mentre monta il timore di ricorsi e disattivazioni diffuse.

Nei prossimi mesi potrebbe scattare una stretta inattesa sugli autovelox installati lungo le strade italiane, con effetti immediati su controlli e multe per eccesso di velocitĂ , e con amministrazioni locali colte in contropiede dagli adempimenti previsti dal Decreto Infrastrutture.

Caos autovelox – topmoto.it

La norma impone a Comuni, Province e Regioni un censimento puntuale di ogni dispositivo: posizione, dati tecnici, modello, omologazione e conformità devono essere comunicati al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti tramite un portale dedicato. Non è un dettaglio formale: quella comunicazione diventa condizione necessaria per l’uso legittimo degli apparecchi, dunque chi non inserisce le informazioni non potrà più attivarli su strada.

Autovelox e obblighi di legge

La scadenza che accende l’allarme è il 18 ottobre: senza il canale ufficiale per trasmettere le schede dei dispositivi, gli autovelox dovrebbero essere disattivati, a prescindere dall’omologazione, per effetto della stessa normativa che lega l’uso alla comunicazione al portale ministeriale. Uno scenario paradossale, figlio di norme nate per portare trasparenza e uniformità, ma rimaste a metà percorso per via dell’assenza dello strumento digitale che consente agli enti di fare la loro parte.

Autovelox e obblighi di legge – topmoto.it

In pratica, la legge chiede un censimento completo e verificabile, ma il modulo con cui caricare i dati non c’è: il corto circuito normativo è evidente e rischia di bloccare migliaia di postazioni, fisse e mobili, con inevitabili ricadute sulla gestione del traffico e sulla sicurezza stradale.

Intanto pesa un secondo fronte, aperto da sedici mesi: una pronuncia della Cassazione, nell’aprile 2024, ha sancito la nullità delle sanzioni elevate da apparecchi approvati ma privi di omologazione, aprendo la strada a contestazioni su larga scala. Da allora, il tema non si è mai sopito e torna ora con forza, complice l’estate di spostamenti: secondo stime citate nel dibattito pubblico, quasi il 60% dei fissi e oltre il 67% dei mobili sarebbero stati approvati prima del 2017, anno spartiacque per l’omologazione e l’utilizzo, e dunque più esposti a rilievi e ricorsi.

La somma di ritardi e adempimenti incompiuti mette gli enti locali in una morsa: chi non carica i dati dovrà spegnere, ma oggi non può caricarli; chi lascia attivi apparecchi non in regola alimenta contenziosi destinati a crescere. In mezzo, gli automobilisti, che guardano con crescente irritazione a un sistema percepito come opaco e contraddittorio, mentre il nodo burocratico rischia di trasformarsi nell’ennesimo caso di caos annunciato.

Antonio Pinter

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