Voci insistenti, una smentita netta e un messaggio chiaro: il mito italiano resta in casa, con strategie da ridefinire nei dettagli.
In questi ultimi anni sono molti i marchi italiani che ci hanno abbandonato, spesso per trovare nuova casa, e nuovo ossigeno finanziario in Cina. Grande era l’inquietudine per un altro grande malato del panorama automobilistico del bel paese, che però non sembra proprio destinato a prendere la via di Pechino. Meno male.
Antonio Filosa ha messo un punto: “Maserati non è in vendita”. Lo ha detto senza giri di parole, ricordando che i marchi del gruppo sono un patrimonio da cui non si intende separarsi. Il riferimento è alle indiscrezioni circolate di nuovo nelle scorse settimane, che suggerivano un possibile interesse esterno e una discussione aperta sul destino del Tridente.
Il ceo ha aggiunto però un passaggio cruciale: occorre capire quali prodotti lanciare e quale rotta seguire nel lungo periodo per un brand che pesa nella storia e nell’immagine del costruttore. Tradotto: niente cessioni, ma una riflessione profonda su gamma, posizionamento e sostenibilità del business, in un mercato che cambia in fretta.
Per inquadrare il contesto: a fine giugno, due fonti vicine al dossier avevano descritto una Stellantis impegnata a rimettere ordine nel portafoglio dei 14 marchi, con tavoli aperti sul futuro di Maserati, avviati prima della nomina di Filosa. Tra gli scenari sul tavolo, era comparsa anche l’ipotesi di una dismissione, poi superata dagli ultimi segnali.
In primavera, era emerso l’incarico a McKinsey per valutare l’impatto dei dazi statunitensi su Maserati e Alfa Romeo, mentre si lavorava ai piani industriali dei due marchi. Il gruppo aveva ribadito l’impegno su entrambi, pur analizzando tutti i percorsi possibili: nel perimetro di quelle analisi, anche un eventuale disinvestimento di Maserati figurava come opzione teorica. Oggi il quadro è un altro: la priorità è decidere prodotti e direzione, mantenendo il marchio dentro la galassia.
La linea, quindi, si può leggere così: stop alle speculazioni su cessioni, sì a una cura strategica. Il percorso passa da scelte di prodotto coerenti con l’identità del Tridente e con le dinamiche dei mercati, senza strappi ma con tempi chiari. Un messaggio che congela i rumor e alza l’asticella sulle prossime decisioni industriali.
Resta il nodo operativo: definire quali modelli assicurino margini e coerenza d’immagine, in un equilibrio tra elettrificazione, performance e desiderabilità, senza disperdere risorse. È qui che si giocherà la partita, più che sui salotti delle trattative. Il marchio non si muove, si muoveranno i piani.
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